Film: ‘Quasi Famosi’

QUASI FAMOSI

Titolo Originale: Almost Famous

 Nazione: USA

Anno:  2000

Genere: Commedia, Drammatico, Musicale

Durata: 122’ Regia: Cameron Crowe

Cast: Patrick Fugit (William Miller), Billy Crudup (Russell Hammond), Frances McDormand (Elaine Miller), Kate Hudson (Penny Lane), Jason Lee (Jeff Bebe), Anna Paquin (Polexia Aphrodesia), Philip Seymour Hoffman (Lester Bangs), Zooey Deschanel (Anita Miller), Noah Taylor (Dick Roswell), Michael Angarano (William Giovane), Jimmy Fallon (Dennis Hope), Jay Baruchel (Vic Munoz), Fairuza Balk (Sapphire)

TRAMA: San Diego, USA, 1969: William Miller ha undici anni e vive con la sorella maggiore Elaine e la madre. Quest’ultima è un’insegnante, molto protettiva, al limite dell’ossessione, affinché i suoi figli non finiscano in cattive compagnie o si facciano attirare dalle droghe che scorrono sin troppo facilmente in certi ambienti, anche giovanili e tanto meno dalle mode del momento. Elaine però si sente talmente oppressa dalle regole imposte dalla madre, che quando compie 18 anni se ne va di casa per andare a vivere con il suo ragazzo a San Francisco e lascia a William in dote una ricca collezione di dischi in vinile sui quali quest’ultimo costruisce una solida esperienza, appassionandosi alla musica rock di quei favolosi anni. Poiché scrive molto bene, quattro anni dopo le sue recensioni dei dischi sono pubblicate nel giornalino della scuola e le invia anche al rinomato critico Lester Bangs, direttore della rivista ‘Cleem’, il quale dopo averlo messo in guardia sui pericoli che corre, volendo entrare troppo giovane ed inesperto in quel contraddittorio e fagocitante mondo musicale, offre a William l’opportunità di scrivere un articolo per lui sul prossimo concerto di un gruppo di primo piano come Black Sabbath. Per via della sua età e conseguente aspetto fisico, William non viene preso in considerazione quando chiede di entrare nel ‘back stage’. Alcune ‘groupies’ che stazionano sul retro con lui, in attesa dell’arrivo del gruppo di supporto Steelwater, lo prendono in simpatia, in particolare una di loro, che si chiama Penny Lane. Quest’ultima, pur avendo un solo anno più di lui, in realtà sembra molto più navigata ed esperta. All’arrivo della band, nonostante i componenti si dichiarino ostili nei confronti dei critici musicali per precedenti giudizi negativi, William riesce ad attirarne l’attenzione con alcune argute affermazioni sulla loro musica e quindi ad entrare assieme ed assistere al concerto da dietro le quinte, di fianco alle ‘groupies’. Al termine della serata Penny Lane chiede a William se gli andrebbe di fare un viaggio assieme in Marocco e lui, seppure stupito, risponde di sì. Non passa molto tempo che la giovane accompagna William al ‘Continental Hyatt House’ di Los Angeles, un hotel molto frequentato dalle band e dalle rock star più famose, dove incontra ancora gli Steelwater ed osserva Penny Lane che, dopo aver catturato l’attenzione di Russell, si apparta con lui in una camera dove consumano un rapporto sessuale. Contattato dalla celebre rivista ‘Rolling Stones’, che ha letto le sue recensioni e lo crede molto più adulto, il direttore editoriale gli propone una ben retribuita collaborazione, che l’incredulo William accetta immediatamente. Il suo compito è di scrivere un articolo sugli Steelwater seguendone la tournée. La madre è preoccupatissima e gli impone di farle ogni giorno un paio di telefonate che la rassicurino, nel corso dei trasferimenti, che avvengono in un pullman a disposizione della band. Convivendo con la band e le ‘groupies’ che lo accompagnano nel corso delle varie date dei concerti, un po’ alla volta William diventa parte del gruppo e passa dalla simpatia per Penny Lane, ad una vera e propria cotta, senza avere però il coraggio di dichiararsi. Intanto cerca di raccogliere più informazioni possibili per il suo articolo, registrando un’intervista al cantante Jeff Babe ma senza riuscire a fare altrettanto con Russell, apparentemente il più disponibile, che invece rimanda continuamente il momento. Durante i lunghi tempi di viaggio emergono i conflitti caratteriali e le differenti aspirazioni dei componenti la band. Russell si sente più bravo degli altri e quindi sprecato a rimanere con loro, mentre il cantante, che all’inizio si considerava il leader, ora soffre la personalità del chitarrista, di gran lunga il più acclamato dai fan. All’arrivo a New York, dopo aver dovuto accettare dalla casa discografica un ‘manager del loro manager’, le ‘groupies’ vengono scaricate ad un altro gruppo, mentre agli Steelwater si ricongiungono con le loro fidanzate ufficiali e mogli. Penny Lane però non si rassegna e con mezzi propri giunge ugualmente a New York, prende una camera in hotel sotto falso nome e poi mette in imbarazzo Russell dentro un ristorante, allontanata però dal vecchio manager del gruppo. William insegue Penny Lane fuori dal ristorante sino all’hotel dove gli aveva rivelato che alloggia poco prima un amichetto, fan dei Led Zeppelin, il quale a sua volta ha viaggiato sin lì per incontrarli, e la trova in camera semi incosciente per una overdose di barbiturici. La sua immediata richiesta d’intervento di un medico, salva la vita alla ragazza, convincendo però William a chiudere con la tournée degli Steelwater, non prima di aver urlato la sua rabbia a Russell ed agli altri, durante un viaggio in aereo che sembra sul punto di trasformarsi in tragedia, per il cinico comportamento che hanno tenuto con le loro ‘groupies’, le quali erano, prima di tutto, le loro fan più sfegatate e fedeli. Ottenuto comunque il permesso di scrivere nel suo articolo quello che gli pare, si presenta alla rivista ‘Rolling Stones’ dove il referente che lo ha ingaggiato telefonicamente si rende conto finalmente della sua giovane età, ma trova comunque molto interessante il suo reportage. Chiesta però a Russell una conferma sul contenuto, lui lo smentisce e l’articolo non viene pubblicato. Di conseguenza, William viene messo alla porta. In seguito però una delle ‘groupies’ rimasta con gli Steelwater mette Russell, che già ha nostalgia di Penny Lane, di fronte alle sue responsabilità nei confronti della ragazza ed anche di William ed il chitarrista, pentito del suo atteggiamento, le telefona chiedendole l’indirizzo per raggiungerla. Lo attende però una sorpresa.  

VALUTAZIONE: un’opera che, pur nella sua semplicità, i limiti e le contraddizioni, è imperdibile per chi quegli anni ’70 li ha vissuti veramente, intorno alla musica rock ed anche per chi ne ha soltanto sentito parlare appartenendo a generazioni più recenti, ma ha l’opportunità di farsi un’idea in modo credibile sull’atmosfera frizzante di quell’epoca. In special modo cosa ferveva, appunto, intorno alla musica ed al sogno di molti di poter cambiare il mondo attraverso le canzoni, mentre per altri era un modo come un altro per fare soldi sfruttando l’onda creativa. Non si tratta quindi di un capolavoro, ma di un film di natura autobiografica dello stesso regista Cameron Crowe, che sorprende piacevolmente per lo stile rievocativo ma non retorico ed al tempo stesso simpatico e coinvolgente, accompagnato da una suggestiva ed ampia colonna sonora. La sceneggiatura dello stesso Crowe è stata premiata con l’Oscar.  

Il regista e sceneggiatore di ‘Quasi Famosi‘, Cameron Crowe, all’epoca del film aveva la stessa età del protagonista, l’undicenne William Miller. Facile perciò è immaginare che ci sia qualcosa di autobiografico in questa storia e difatti, leggendo la sua biografia, emerge almeno un’importante ed indicativa analogia: anche lui quando era molto giovane ha lavorato per un po’ come reporter della rivista musicale ‘Rolling Stone‘, un punto di riferimento del settore, già a quel tempo. Avendo quindi vissuto di persona un’esperienza del genere, Crowe ha le giuste referenze per inoltrarsi in alcuni aspetti dei media di allora e nell’esuberante ed impetuoso mondo musicale del rock di quegli anni ’70, inclusi i retroscena che, proprio per loro natura, sono spesso poco visibili al grande pubblico.    

Quasi Famosi‘ (traduzione letterale dell’originale ‘Almost Famous‘), titolo grazie al quale per la produzione nostrana è stato gioco facile riferirsi ad un ‘cult’ del 1980, cioè ‘Saranno Famosi‘ di Alan Parker (che invece in lingua originale era intitolato ‘Fame‘), sin dalle prime sequenze mostra toni che, pur senza nulla nascondere delle contraddizioni e delle problematiche, anche molto serie, di quel movimentato periodo e, soprattutto, sulle conseguenze legate all’uso di anfetamine e degli acidi (oltre al sin troppo disinvolto sfruttamento delle cosiddette ‘groupies‘ – sull’uso corretto del plurale di ‘groupie‘ ci sono varie interpretazioni – da parte delle ‘rock star’ più in voga), i toni dicevo non sono mai troppo severi. Non si tratta insomma di un film di denuncia sociale.

Anzi, a partire dalla figura di Elaine, madre di William, interpretata da una sicurezza come Frances McDormand, gli spunti grotteschi vanno a braccetto con quelli ironici in vari momenti del film e diventano elementi costitutivi fondamentali di un interessante e coinvolgente viaggio dentro un’epoca contrassegnata da grandi speranze ed aspettative, nonostante le atmosfere ahimè piuttosto datate oramai, espresse però in un struttura narrativa che spesso si dimostra divertente.

Sin dai titoli di testa comunque, scritti a matita su un quaderno, forse simile a quelli che usano i reporter ancora oggi, con la cinepresa che si muove quasi fosse alla ricerca di qualcosa di preciso fra alcune cover di dischi ed oggetti vari sparsi su un tavolo, si capisce che questo è un film che non vuole essere soltanto celebrativo di un’epoca ma neppure convenzionale. Lo conferma la sequenza introduttiva, che vede il giovanissimo William, seduto nel sedile posteriore dell’auto di famiglia, discutere con la madre e la sorella (il padre non c’è più, è morto d’infarto) sui suoi anni effettivi. Che gli sono stati taciuti sino a quel momento, rendendolo in tal modo oggetto dello scherno dei suoi compagni, essendo più piccolo, anche di statura, avendo due anni di meno di quelli che credeva. La madre infatti gli ha fatto anticipare i tempi scolastici, ritenendo che se ne potesse avvantaggiare, avendo in mente per lui una carriera da avvocato, mentre Anita, la sorella maggiore, la accusa in tal modo di aver rubato a William una parte significativa di tempo dell’infanzia spensierata. Insomma, un bel conflitto generazionale, un tema che torna a galla a più riprese nel corso del film ma che al tempo stesso spiega come William sia cresciuto in un ambiente che gli ha ispirato precocemente uno spiccato senso critico rispetto alla gran parte dei suoi compagni.

A proposito, la madre è un’insegnante di psicologia, ma riesce a farsi capire meglio dai suoi studenti che dai suoi figli. Specie Anita, che sta per compiere diciotto anni e non sopporta più di essere soffocata dalle critiche Elaine al conformismo dei suoi coetanei, finendo per far sentire esclusi lei ed il fratello. Come quando Anita cerca di entrare di soppiatto in casa, nascondendo sotto il giaccone un disco di Simon & Garfunkel e la madre, più astuta di lei se ne accorge subito e soltanto guardando l’espressione dei due artisti in copertina ne deduce che sono da evitare, perché secondo lei si vede chiaramente che fumano erba, altro che le poesie dei loro testi.

Così, appena diventa maggiorenne, Anita esce di casa, ma lascia a William la sua collezione di dischi nascosta sotto il letto (‘…ascolta ‘Tommy’ – concept album di The Who, ndr. – ed accendi una candela e vedrai davanti a te il tuo futuro…’ gli sussurra in un orecchio, abbracciandolo, mentre se ne sta andando). Grazie a questo piccolo tesoro lui, nei successivi quattro anni, diventa un esperto di musica rock, capace di scrivere brillanti recensioni nel giornale della scuola e persino di dare giudizi con cognizione di causa sull’evoluzione o involuzione di una rock star, ad esempio su Lou Reed: ‘…mi piace le prime cose che ha fatto, nelle ultime vuole imitare David Bowie, invece di essere se stesso…’.

L’incontro con il noto critico musicale Lester Bangs, direttore della rivista ‘Cleem‘, interpretato dal bravo Philip Seymour Hoffman (premio Oscar come attore protagonista nel 2005 di ‘Truman Capote – A Sangue Freddo‘ di Bennett Miller) ahimè scomparso nel frattempo, al quale William fa pervenire le sue recensioni (dopo averlo osservato, ammirato e divertito un giorno, da dietro la vetrata di una radio locale, mentre disquisiva in maniera a dir poco eccentrica su alcuni artisti, stroncando Jim Morrison e preferendogli, considerandolo più vero e coerente, il gruppo dei Guess Who, ma infine metteva sul piatto del giradischi un ‘LP’ dello scatenato Iggy Pop), è illuminante per il giovane critico in erba (senza allusioni a quell’altro tipo…). Sarebbe anche poco incoraggiante, stando a sentire Lester, quando tenta di metterlo in guardia con questo verdetto: ‘…è un peccato che ti sia perso il rock’n’roll, è finito. Sei giusto in tempo per il rantolo della morte, l’ultimo singulto, l’ultimo annaspo…’. William però non è tipo da demordere tanto facilmente ed infatti gli risponde che s’accontenta anche soltanto di quel poco che è rimasto. 

Lester perciò gli assegna, promettendogli un compenso di 35 dollari, l’incarico di scrivere in quattro cartelle un articolo sulla band dei Black Sabbath che si sta per esibire in città. Poco dopo, nonostante un attimo prima Lester sembrava volesse congedarlo, forse perché stanco di sentir dire anche a se stesso che molte volte si è riempito di anfetamine e persino di sciroppo per la tosse, quando scriveva di notte pagine su pagine, tanto per buttare giù qualcosa, sono entrambi seduti in un bar. Da professionista oramai disincantato che conosce tutti gli aspetti, i retroscena e le disillusioni del mestiere del critico e del mondo del rock, inclusa la frustrazione di aver vissuto all’ombra delle star, non sempre dotate di un talento migliore del suo, impartisce a William una sorta di lezione iniziatica, sui pericoli insiti in quell’ambiente, che valgono in buona parte anche nella vita in generale: ‘…una volta che andrai a Los Angeles avrai una barca di amici, saranno tutti falsi amici. Tenteranno tutti di corromperti, con quel tuo faccino onesto, ti diranno qualsiasi cosa. Ma non si può diventare amico delle rock star. Se vuoi essere un vero giornalista rock, prima di tutto pagano una miseria, però le case discografiche ti mandano i dischi gratis… Guarda che sarà una brutta storia, ti offriranno da bere, incontrerai delle ragazze, volerai con loro da un posto all’altro, ti offriranno la droga. Lo so che sembra una svolta, ma non saranno mai tuoi amici. Cioè quelli vogliono che tu disegni dei santini sul grande genio della rock star ma in realtà rovineranno il rock’n’roll e soffocheranno tutto quello che amiamo del rock’n’roll. E poi diventerà soltanto l’industria del più fico… Cioè, davvero sei arrivato in un momento molto pericoloso per il rock’n’roll. Ecco per me dovresti tornartene a casa e fare, che ne so, l’avvocato per esempio. Ma vedo dalla tua faccia che non lo farai…‘. Anche perché, come aveva detto lui stesso in precedenza: ‘… è la musica che ti sceglie…‘…(leggi il resto del commento cliccando qui sotto su ’Continua a leggere’)  Continua a leggere…