ARRIVAL
Nazione: USA
Anno: 2016
Genere: Fantascienza, Drammatico, Metaforico
Durata: 116’ Regia: Denis Villeneuve
Cast: Amy Adams (Louise Banks), Jeremy Renner (Ian Donnelly), Forest Whitaker (Colonnello Weber), Michael Stuhlbarg (Agente Halpern), Mark O’Brien (II) (Capitano Marks), Tzi Ma (Generale Shang), Abigail Pniowsky (Hannah a 8 anni), Julia Scarlett Dan (Hannah a 12 anni), Jadyn Malone (Hannah a 6 anni), Frank Schorpion (Dott. Kettler), Lucas Chartier-Dessert (Lasky), Christian Jadah (Combs), Sonia Vigneault (Dott.ssa J. Bydwell), Mark Camacho (Richard Riley), Larry Day (Dan Ryder, ufficale della CIA)
TRAMA: Dodici astronavi aliene appaiono improvvisamente in punti diversi della Terra, in luoghi disabitati ed in grandi città, persino in mezzo al mare. Mentre il panico si diffonde nel mondo, le nazioni coinvolte inizialmente si mantengono in contatto fra loro per condividere le informazioni e decidere una comune strategia. Ben presto però le diverse interpretazioni sulle intenzioni degli alieni creano divergenze che portano ognuna ad agire per suo conto. Louise Banks è insegnante di linguaggio e semiotica in un’università americana e Ian Donnelly è uno scienziato di fisica e modelli matematici. Entrambi sono precettati dal colonnello Weber dell’esercito per recarsi presso una base nel Montana allestita in fretta e furia di fronte ad una delle astronavi che troneggia sospesa nel vuoto. L’obiettivo è cercare una qualche forma di dialogo con gli alieni per capirne le intenzioni, anche se essi restano chiusi dentro l’astronave, simile ad un monolito, dalla quale sono stati registrati alcuni rumori, incomprensibili però. Louise è uscita da non molto da un dramma familiare, ovvero la perdita dell’unica figlia per una malattia incurabile, ma certo non immagina che sta per vivere un’esperienza che le allevierà il dolore che ha provato in quella tragica circostanza e le cambierà la vita. Gli alieni consentono ad alcuni umani di entrare dentro una cavità della loro astronave ed attraverso una parete trasparente, due di loro, di forma tentacolare, si mostrano seminascosti da una cortina di fumo bianco. Louise, Ian ed alcuni accompagnatori filmano la scena e cercano di trarne dati utili per valutare, per prima cosa, i rischi di contaminazione. Louise riesce ad instaurare una comunicazione attraverso uno scambio di parole scritte e gesti, mentre gli alieni rispondono attraverso segni di forma circolare che, intuisce in seguito Louise, contengono ciascuno intere frasi. Nel frattempo ha iniziato ad avere delle visioni sul suo passato, con la figlia vista in varie fasi d’età ed alcune di esse sembrano proiettate addirittura nella sua vita futura. La situazione precipita quando il generale cinese Shang decide di rompere gli indugi ed intimare agli alieni di andarsene, altrimenti saranno attaccati. La causa della drastica decisione è stata il malinteso sulla parola ‘armi’ che sembra abbiano pronunciato gli alieni. Louise è invece convinta che il significato sia di tutt’altra natura e quando anche l’esercito americano si prepara ad aprire le ostilità contro gli alieni invasori, si appropria di un telefono satellitare lasciato incustodito sulla base in corso di smantellamento dal quale riesce a chiamare e sorprendentemente a convincere il generale cinese a fermarsi. Louise scoprirà dopo questa esperienza, grazie agli alieni, che le dinamiche del tempo possono essere molto diverse da quelle percepite dagli umani.
VALUTAZIONE: un’opera fuori dal comune e dagli stessi canoni del genere, a mezza strada fra lo stile di Stanley Kubrick e Terrence Malick. Non si tratta di fantascienza catastrofica basata su azione e battaglie fra umani e alieni, ma di tipo etico-filosofico-metaforico. Denis Villeneuve ha realizzato un film affascinante ma dallo stile rigoroso, che sfrutta al meglio la computer graphics ed al centro del quale c’è comunque l’uomo con i suoi dubbi e le domande sulla vita, sull’universo e sulle regole che riguardano il tempo ed i metodi di comunicazione.
L’ipotesi di una possibile apparizione nel nostro pianeta da parte degli alieni non è nuova e la rappresentazione che di questa eventualità viene proposta di solito dalla letteratura di genere e dal cinema stesso è quasi sempre di natura conflittuale.
Molti esempi anche recenti, per rimanere al grande schermo, testimoniano in tal senso: da ”Indipendence Day’ di Robert Emmerich, a ‘La Guerra dei Mondi’ di Steven Spielberg, solo per citarne un paio. Quasi sempre ne emerge un desolante teatro di guerra e di conseguente sopraffazione, apparentemente segnato nella conclusione dalla differenza di conoscenza e tecnologia che divide la nostra specie dagli extraterrestri, a svantaggio nostro ovviamente. Non fosse altro perché questi ultimi sono stati capaci di giungere sulla Terra da chissà dove e chissà come nell’universo, mentre per quanto ci riguarda, ammesso che sia vero (e sempre più numerosi sono quelli che sospettano non lo sia), al massimo sinora siamo riusciti ad arrivare fisicamente sulla Luna. Ciò nonostante, nella finzione dello schermo l’uomo riesce infine a prevalere ed a cacciare gli invasori perché così ci piace pensare che avvenga, anche contro logica.
Va detto che lo stesso Spielberg, in un altro paio di suoi film (‘E.T.’ e ‘Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo’), aveva scelto un approccio al tema più amichevole e meno catastrofico. Nel primo caso con uno stile da commedia per famiglie, seppure di notevole appeal e successo popolare; nel secondo invece con una impostazione favolistica, caratterizzata da strani fenomeni che agli uomini sembrano, almeno inizialmente, di origine soprannaturale. Si trattava però per la più parte di esperienze limitate ad alcuni soggetti singoli e quando l’eco era arrivata alle autorità, avevano cercato di tenerla nascosta alle masse. Nel caso di ‘Arrival’ non è possibile perché le astronavi degli alieni si mostrano in tutte le loro inquietanti ed enormi dimensioni sin da subito, anche in luoghi molto popolati. Perché hanno scelto proprio quei luoghi sulla Terra dove mostrarsi non si sa, se non dare ascolto a chi sostiene che sono zone a bassa incidenza di fulmini oppure altri, più scherzosamente, suggeriscono che si tratta di località dove i Pink Floyd hanno piazzato una ‘hit’…
Seppure ‘Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo’ è più vicino alle tematiche di ‘Arrival’, la loro assonanza è limitata al fatto che in entrambe queste opere la comunicazione con gli alieni avviene attraverso tentativi di comprensione delle rispettive metodologie di linguaggio e ciò diventa l’elemento prioritario e fondamentale di un confronto che in tale fase almeno non sembra finalizzato ad uno scontro militare.
‘Arrival’ però si spinge ancora più in là perché l’inaspettato e non preannunciato atterraggio (o per meglio dire sospensione dal suolo e dal mare) di dodici astronavi aliene di forma ovoidale, che apparentemente non comunicano fra loro, costruite con materiali a noi sconosciuti, in realtà si rivela essere una umile e sorprendente richiesta di aiuto, anziché il preludio ad un’offensiva a scopo di dominanza, e per giunta proiettata su eventi che accadranno, a sentir loro, fra tremila anni. Ma ci siamo spinti troppo in là…(leggi il resto del commento cliccando qui sotto su ’Continua a leggere’)Continua a leggere…